giovedì 27 febbraio 2020

CODING UNPLUGGED. Come un computer…senza computer


In questo secondo laboratorio proposto dalla maestra Anna Galavotti e rivolto alle classi prime della scuola secondaria di primo grado, i ragazzi e le ragazze si sono immersi nel pensiero computazionale, il tipo di pensiero che permette di ragionare in modo semplice, univoco e rigoroso e di creare procedure che anche un robot potrebbe eseguire. 
Hanno creato degli origami, le cui rigorose procedure si trovano indicate attraverso codici diversi. Hanno codificato e creato Pixel Art, proprio come il computer crea le immagini sugli schermi. Hanno programmato i movimenti dei compagni per sfidarsi in un gioco di strategia. Nella Spaghetti challenge hanno sperimentato quanto sia importante il rigore nella procedura, ma anche la creatività per ottenere buoni risultati. 
Tutte attività ludiche, queste, che hanno richiesto ascolto, ragionamento, strategia, confronto, collaborazione e tanto divertimento.




Clicca sul seguente link per visualizzare il video dell'attività.




lunedì 24 febbraio 2020

Science wedo 2.0: quando i lego costruiscono le scienze

In questo laboratorio, rivolto alle classi seconde della scuola secondaria di primo grado e tenuto dalla maestra Anna Galavotti, i ragazzi hanno conosciuto, esplorato e usato il kit lego wedo 2.0: in un primo momento hanno preso confidenza con materiali e software, eseguendo le costruzioni e le programmazioni di base; si sono poi cimentati in costruzioni e programmazioni più complesse, per esplorare le potenzialità del kit; infine hanno creato liberamente un animale o una macchina e ne hanno programmato movimento e/o azioni e hanno compilato una scheda di riepilogo e riflessione su quanto portato a termine.
In questo laboratorio ragazzi e ragazze discutono, collaborano, cercano compromessi, si confrontano, si danno consigli (mai dare un kit a un ragazzo da solo!), procedono per prove ed errori, si mettono in gioco, esprimono la loro creatività, eseguono, applicano e inventano procedure rigorose. Anche se, in realtà, stanno “solo” giocando!


In ricordo dell'uomo sulla luna: un augurio pieno di speranza


Nel dicembre scorso, dopo aver svolto alcune attività legate all’uso di Audacity (un programma di audio editing) nell'ambito delle lezioni di musica con la prof.ssa Piva, la classe 2ªB ha voluto ricordare i 50 anni dell’uomo sulla luna, per lasciare anche noi la nostra traccia in questo anniversario. I ragazzi sono partiti così alla loro scoperta della luna, impegnati a cercare immagini, testi o poesie che avessero come argomento o fossero interamente dedicati alla luna; abbiamo visto e rivisto il momento del primo passo dell’uomo sul nostro pianeta con emozione, riflettendo su cosa è (stato) in grado di compiere l’uomo, nel bene come nel male.
Da soli o in coppia poi i ragazzi si sono cimentati nel realizzare un audiovideo per formulare a tutti gli auguri di buon anno… auguri che si ricevono sempre volentieri, anche dopo mesi, e, soprattutto in un momento come questo, ci si augura che diventino “virali”.
Veronica e Rebecca hanno scelto la poesia "Sulla luna" di Gianni Rodari e la melodia "Nuvole bianche" di Ludovico Einaudi per infonderci un inno di speranza! 


sabato 22 febbraio 2020

Spettacolo per il "Giorno della memoria": le interviste ai nostri ragazzi



In questo post vorremmo dar voce ai nostri ragazzi, i veri protagonisti dello spettacolo teatrale “La terra ha il mio cognome”.





Teatro in nero: la luce nelle tenebre

Il teatro in nero è una novità che ha portato per la prima volta nella nostra scuola la prof.ssa di musica Aceranti. Per creare l’effetto spettacolare è necessario che la scena sia completamente al buio, mentre gli attori devono essere interamente ricoperti da indumenti neri, volti inclusi. Solo alcune parti del corpo hanno elementi chiari che riflettono la luce ultravioletta di una lampada, generando la parvenza di oggetti fluorescenti fluttuanti nel vuoto.
Questa tecnica è stata utilizzata nel nostro spettacolo per creare le lettere luminose dei cognomi dei deportati, che si formavano sulla base di una voce narrante. Ma l’esibizione più bella, accompagnata dalla canzone “Faded” di Alan Walker, presentava un albero, allusione all’albero della vita, intorno al quale delle maschere apparivano e sparivano, trasformandosi in farfalle che volavano via, per simboleggiare la fine cui i prigionieri erano destinati nei campi di sterminio.

Di seguito riportiamo un video che raccoglie le parole di Lucrezia di 1ªA, una nostra giovane attrice, che è rimasta entusiasta di questa esperienza.





Nei panni di un deportato: recitare per comprendere

Riportiamo di seguito la breve intervista che ci ha rilasciato Piercarlo Giovanelli, uno degli attori dello spettacolo, che ci descrive come ha vissuto questa esperienza.

- Perché è importante lo spettacolo della memoria?

Penso che lo spettacolo della memoria sia molto importante, perché attraverso le nostre voci, le diapositive, la musica riusciamo a riportare in vita il ricordo di milioni di persone che sono state uccise. Penso che ricordare, rimettere in luce questi fatti, sia molto importante per far sì che questi avvenimenti con accadano mai più.

- Come è stato far parte dello spettacolo della memoria?

Fare parte di questo gruppo è stato molto interessante e molto coinvolgente. Immedesimarmi nel deportato mi ha anche aiutato molto a capirlo, a cercare di intendere le emozioni che poteva provare durante la deportazione, durante la permanenza in un campo di concentramento. Proprio dal punto di vista emotivo questa è un’attività complessa e molto forte.




lunedì 17 febbraio 2020

Hai voglia di scrivere con noi?!


Il blog del nostro istituto vuole essere un diario di ciò che accade nel micromondo delle pareti scolastiche: non tutto ciò che viene pubblicato è frutto di un “compito” che qualcuno “deve fare”. La scrittura è infatti la scoperta di poter esprimersi e raggiungere gli altri, nella libertà di sentirsi se stessi. È quindi bellissimo quando qualcuno ti ferma in classe con un racconto, una poesia, una pagina di diario, che è nata così, senza un preciso perché.
La possibilità di pubblicare i propri pensieri in un luogo istituzionale ha un grande fine educativo: da un lato aiuta le persone più timide a trovare una strada comunicativa, dall’altra responsabilizza gli autori al valore positivo dei mezzi della comunicazione sociale. Infatti, pensare ai destinatari rende le mie parole preziose, sapendo che quello che condivido può influire in negativo o in positivo su un lettore, lontano nello spazio e nel tempo.
La poesia che pubblichiamo è scritta da una persona che ha chiesto di rimane anonima ed è un invito a non lasciarsi condizionare dai giudizi degli altri, per scoprire nel proprio intimo l’autenticità che ci caratterizza,
Pubblicandola, invitiamo tutte le studentesse e gli studenti della scuola a mandare i propri lavori creativi, per contribuire a raccontare il nostro diario scolastico.
Buona lettura!






La mosca bianca

Desidero sapere chi sono,
desidero essere sempre me stessa,
desidero iniziare da capo, ricominciare la mia vita,
desidero vivere tranquilla e serena,
spensierata e leggera.
Voglio che la mia anima non sia nera e sporca,
voglio sentirmi leggera come l’aria,
sentirmi me stessa ed essere me stessa.
La società odierna vuole delle persone tutte uguali,
io non voglio essere uguale agli altri:
gli altri sono futili a volte e futili a volte le loro parole.
Io mi sento una mosca bianca:
le mosche bianche sono le più preziose.
Desidero stare lontana dagli stupidi,
desidero essere viva, desidero aiutare il prossimo,
senza la paura del giudizio.
Desidero fare quello che mi piace:
voglio solo essere quella che sono.
Io non seguo le mode e non voglio:
non sono una mosca comune e mai lo sarò.
Sono me stessa e voglio restare tale.
Sono una mosca bianca.

Digital campus di video-editing: rispetta la natura

Tra le varie proposte pomeridiane offerte dalla scuola secondaria, il corso di video-editing ha dato ai ragazzi iscritti la possibilità di acquisire le competenze base per muoversi nel programma fornito dal sistema operativo Windows. 
Partendo dalla stessa frase sul rispetto della natura, gli studenti hanno cercato di capire le tecniche per coordinare le immagini, le musiche, gli effetti speciali, senza dimenticarsi l'estetica e l'efficacia, essenziali per lanciare un messaggio pubblicitario. Inoltre sono stati forniti gli elementi fondamentali per la tutela del copyright e per l'utilizzo del materiale free presente in internet.
Ecco tre esempi dei video realizzati dai nostri ragazzi.







Silenzio! Parla il cuore



Affrontare il monachesimo con le classi seconde della scuola secondaria di primo grado significa incontrarlo non soltanto dal punto di vista storico, ma anche culturale ed esistenziale. Parlando con tanti ragazzi, quello che è emerso è la difficoltà nel comprendere una caratteristica di questo stile di vita: il silenzio e la solitudine.
Approfondendo la questione con giochi percettivi e la lettura di articoli scientifici, abbiamo capito che questa dimensione toccava profondamente anche la nostra vita quotidiana, ma l’aiuto più grande ci è arrivato dalla corrispondenza via lettera con una monaca carmelitana scalza, suor Emanuela Maria della Trinità, che con le sue parole ci ha dischiuso nuovi punti di vista.
Abbiamo infatti capito che il silenzio è la condizione per metterci in ascolto dell’altro, andando oltre la chiacchiera inutile, e che la solitudine non significa solo isolamento, ma stare soli a soli col proprio cuore per cogliere le presenze che lo abitano, fino ad intuire, per le persone credenti, la Presenza dell’Ospite per eccellenza.
Attraverso la scrittura di una vera lettera indirizzata all’insegnante di religione, cosa che comporta lunghezza nella stesura e nella spedizione, ci siamo presi il tempo per far emergere le nostre paure e i nostri desideri, diventando così più consapevoli dell’importanza del dialogo e dell’amicizia.
Ecco la lettera di Niccolò, che condivide con noi il suo cuore.






Buon giorno prof.,
ho eseguito le sue istruzioni: sono rimasto per cinque minuti nella mia camera in silenzio e da solo. Dopo aver letto le lettere e i video che ci aveva mandato come spunto, mi sono reso conto che è difficile avere silenzio totale intorno a noi: ci sono le auto che passano per strada, la tv accesa giù, la mamma che cucina. Penso di essermi concentrato e aver chiuso le orecchie per “sentire” il silenzio intorno a me.
Le emozioni che ho provato, rimanendo da solo in silenzio, sono prima di tutto la paura: mi sentivo infatti come se qualcosa mi stesse osservando; inoltre percepivo un sentimento… come se pensassi che, rimanendo solo, mi sarei distaccato da tutti i miei amici e dai miei cari, senza poterli più rivedere.
Svolgendo questo esercizio mi sentivo a disagio. Facendo una riflessione, ho capito che il silenzio e la solitudine in certi casi possono aiutare le persone a star bene, ma, se non si riesce a controllarli, si può stare invece male: quindi una cosa può essere positiva se viene dosata e controllata, ma può diventare negativa se ciò non avviene.
Ho riflettuto sulla solitudine cercata e su quella non voluta: io ho cercato la solitudine e mi sono sentito “male”, ma non sono obbligato a stare da solo. Invece ci sono parecchie persone che vengono emarginate e sono costrette a vivere in solitudine, e penso che il loro dolore sia immensamente più grande di quello che ho provato io.
Così posso infine affermare di essere una persona che sta bene in compagnia!!!
A presto!

Niccolò

sabato 15 febbraio 2020

“Coltiviamo la vita”: ripristino del giardino della scuola




Il termine “educare” deriva dal verbo latino “e-ducere”, alla lettera “trarre fuori” e in esso possiamo vedere l’idea di una piantina che viene aiutata ad uscire dalla terra verso la luce. Prima di porre segni, alla lettera “insegnare”, l’indispensabile azione con cui qualcuno traccia una mappa nell’alunno per indicargli una strada verso la crescita, l’insegnante ha il dovere di facilitare lo spuntare di quei germi di creatività e di bene che ognuno già contiene dentro di sé. 
Per questo l’azione pratica di sistemare un orto-giardino ha una grande funzione educativa e formativa, perché è la metafora pratica dell’agire scolastico. Il progetto “Coltiviamo la vita” implica la sistemazione del giardino della scuola secondaria di primo grado, con l’intenzione di valorizzare le specie botaniche già presenti e ricavare negli spazi liberi un orto dove piantare insalata, radicchio, zucchine, etc. Oltre al valore didattico, che comporta una presa di coscienza della necessaria biodiversità e del valore ambientale di unire un orto ad un giardino, il progetto ha come obiettivo primario uno scopo educativo. Infatti la consapevolezza del sempre maggior numero di studenti con problemi comportamentali ha indotto già numerose scuole a convertire parte dei provvedimenti disciplinari in lavori socialmente utili per la comunità. 
Anche la nostra scuola, con questo progetto, desidera venire incontro a queste esigenze, proponendo alle famiglie con studenti segnalati per problemi comportamentali dal consiglio di classe di far aderire i propri figli a queste attività di giardinaggio. Dopo aver stabilito un calendario che non vada ad intaccare la normale attività di scuola (quindi mai durante una verifica o una interrogazione, mai durante spiegazioni essenziali), i ragazzi usciranno singolarmente o a piccolissimi gruppi con l’insegnante di religione, o con altri insegnanti che mettano a disposizione il loro tempo, per lavorare un’ora nel giardino. 
Questa non è solo un’occasione per fare un lavoro socialmente utile ed imparare l’arte del prendersi cura dell’altro, ma è un momento per dialogare a tu per tu, parlando dei propri problemi scolastici. Alla fine dell’ora, prima di rientrare, sarà compilata una scheda che riporta i punti da migliorare e gli impegni presi dall’alunno. 
È possibile pensare di vendere anche le piantine coltivate prima della fine della scuola: il ricavato sarà devoluto interamente alla scuola. Il comune si impegna a fornirci il materiale e la manodopera necessaria per i lavori preliminari. Le attività saranno svolte nelle belle giornate che si presenteranno, anche nel periodo invernale, ma il lavoro più grosso prenderà l’avvio dal mese di marzo fino al mese di giugno. Quando il tempo non permette di uscire, i ragazzi segnalati saranno impegnati sempre in attività utili alla scuola, volte a mantenere la pulizia e la miglioria degli ambienti scolastici. I ragazzi di tutte le classi sono coinvolti in questa attività. 
                 

La terra ha il mio cognome: la giornata della memoria vissuta da noi




Anche quest'anno, proseguendo una lunga tradizione, la scuola secondaria di primo grado ha presentato uno spettacolo teatrale in occasione della giornata della memoria. Il pubblico è stato invitato a seguire il flusso di parole, immagini e musica, che ci hanno fatto fare un viaggio nel passato, per comprendere meglio il presente che stiamo vivendo.

"La terra è il sangue
e noi ci siamo dentro 
con le mani e con i piedi,
la terra è un sogno
sotto il cielo,
la terra è la polvere 
sopra le mie ossa."

Così si apre lo spettacolo, dove il tema del viaggio verso la disperazione si intreccia con le fragili parole di luce che nella Shoah hanno cercato di opporre l'amore all'odio. Lo sferragliare dei binari conduce nell'inferno dei campi di concentramento, ma ciò che sembra un arrivo verso la fine, ha trovato un fine, un senso nella consapevolezza dei nostri ragazzi, i quali, proprio attraverso questo spettacolo, permettono a tutte le lacrime versate un ritorno verso una casa accogliente: i nostri cuori.

"Fratello, sorella...
ti ho conosciuto, 
lascia ora che la tua terra diventi io,
vieni a camminarci col tuo popolo,
addormentati,
io sarò l'alveo
dove crescere i tuoi sogni,
il nulla non ti coprirà,
perché il tuo cognome 
è già diventato il mio".

La sinergia e la collaborazione è stata fondamentale per ricostruire un orrore di massa, che oggi deve sollecitare una responsabilità collettiva, anche per tutte le vittime della storia. La prof.ssa Pullè ha curato la scrittura teatrale e la recitazione; la prof.ssa Piva la parte musicale, in modo particolare, le bellissime musiche ebraiche; la prof.ssa Aceranti ha diretto lo spettacolare teatro in nero; il prof. Golinelli si è occupato della regia video, luci e suoni; la prof.ssa Bacchelli ha sostenuto col canto il coro dei ragazzi.
Ma la parte più bella dello spettacolo sono stati i nostri ragazzi, che abbiamo visto crescere, maturare e diventare responsabili, mettendo i loro bellissimi talenti al servizio del bene comune.




venerdì 14 febbraio 2020

Il pari lo impari... a scuola

Le classi seconde della scuola secondaria di primo grado sono state impegnate in un progetto il cui obiettivo è la creazione di un gruppo coeso, cooperativo, solidale, aperto a processi di integrazione che sviluppino la considerazione dei compagni come risorse che arricchiscono la comunità in valore e benessere.
I laboratori sono stati proposti da Roberta Paltrinieri, esperta d’arte, atelierista, formatrice e dalla Onlus VIP Modena – Volontari, clown che operano all’interno di ospedali e scuole, dove trasmettono ai ragazzi i principi del buonumore e del pensiero positivo.
Ecco le emozioni delle nostre seconde in alcuni video tutti da gustare!








Orientarsi: con Dante per inseguire la propria stella


"Orientarsi" significa trovare il proprio oriente, il proprio sole, quel punto di riferimento, che mi aiuta a scegliere nella vita per la vita. I ragazzi di terza sono alle prese con la scelta della scuola superiore e in questo travaglio stanno acquisendo una competenza che servirà loro per tutti gli anni a venire. 
De-cidere significa potare quelle possibilità che non danno frutto, per far fiorire il talento nascosto nel nostro cuore. Significa setacciare i desideri e tenere solo quelli più autentici. Ma cosa significa desiderare? Alla lettera la parola significa "non stella". Quando gli aruspici scrutavano il cielo, cercando di prevedere il futuro, ma le nuvole oscuravano le stelle, ecco che quella acuta mancanza dentro di loro faceva emergere i loro desideri. 
Come Dante, che termina le sue tre cantiche sempre con la parola "stelle", noi ci siamo messi sulle tracce dei nostri desideri, guardando le paure che ci ostacolano il percorso, le guide che ci sostengono e consigliano, le esperienze di illuminazione che ci aprono nuove porte.
Cecilia di 3D ci mostra con la sua lunga pagina di diario il suo percorso per arrivare a capire la sua meta. Seguiamola, lasciandoci contagiare dalla sua gioia.





                                                                                                                                 Cavezzo, 15/01/2020

Caro diario,
oggi è il 15 di gennaio, sono molto stanca, ma allo stesso tempo sono felice di quella che sto diventando con lo scorrere dei mesi. Sono passati esattamente 121 giorni dall'inizio della terza media… la terza media… quella classe così difficile… quell’anno pieno di ansia per l’esame di cui ci hanno riempito la testa da quel 16 di settembre del 2019.
In prima e seconda il pensiero della terza media mi sembrava così remoto e lontano, infatti era l’ultimo di tutti i miei problemi e impegni che mi affliggessero. Ora il solo pensiero dentro mi fa rabbrividire e me ne pento di non averci dato così tanto peso. Questo è un anno importante, se non molto particolare per me e per tutti gli ‘06. Quest’anno dobbiamo unire tutto ciò che abbiamo imparato alle scuole medie ed elementari. Queste ultime ci hanno dato le basi, che solo alle medie abbiamo usato in modo vero e proprio e che alle superiori sapremo veramente come spendere.
Le medie e le elementari... in questo istituto di Cavezzo, dove ho conosciuto le mie amiche, dove ho riso, pianto e imparato tante cose, ma che mi ha aperto la strada a me stessa e a quella che sono ora. Ed è soprattutto grazie alla scuola, agli insegnanti e agli amici, se ho deciso di essere quella che sono ora. Non mi vedo né perfetta, né sbagliata, non mi vedo in nessuno dei due modi, perché nessuno di noi è sbagliato, ma soprattutto nessuno di noi deve sentirselo dire, perché non è così. Semplicemente la vita ci ha dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno e soltanto noi possiamo decidere come mostrarci al prossimo e come approcciarci, e di conseguenza riuscire a dare il giusto alle persone.
Quest’anno ci saranno tanti cambiamenti: ho conosciuto persone nuove e ho legato con altre. Quest’anno, sopra ad ogni cosa, ogni giorno sono stata afflitta da un solo ed unico pensiero che, sono certa, non mi lascerà fino al 16 di settembre del 2020… ovvero, quello della scuola superiore. Alle medie ormai parlano solo di quello.. sinceramente dopo un po’ diventa noioso, ma lo fanno per darci una mano e farci venire la consapevolezza che dobbiamo scegliere una strada a noi cara… ovvero, quella giusta.
In ogni posto che vado, qualsiasi persona che vedo ormai non mi chiede più nemmeno come sto, ma mi domanda quale istituto io abbia scelto ed io, ogni volta, do sempre la stessa risposta. Sarà che io fin da subito ho scelto, ma questa situazione è divenuta per me sempre più ripetitiva e noiosa, anche se fortunatamente finora di fronte a questa domanda sono sempre riuscita a mantenere la calma: in fondo chi me lo chiede di colpe non ne ha.
Ho scelto il liceo linguistico e penso che sia la scuola giusta per me e per il mio futuro. Inizialmente, verso la fine della seconda media, volevo frequentare il liceo classico, ma greco non mi convinceva e mi sono accorta in questi 3 anni di essermi appassionata veramente tanto alle lingue, soprattutto all’inglese: adoro quella lingua e spero un giorno di poter viaggiare. Qualche anno fa, al solo pensiero di lasciare Cavezzo, andavo in panico, invece oggi ho voglia di scoprire il mondo, Infatti al linguistico organizzano scambi al di fuori dell'Italia e ciò mi incuriosisce molto.
Il mese scorso sono andata a partecipare a un mini stage in questa scuola, una mattinata in cui ho assistito ad una vera e propria lezione all'interno di diverse classi dell'istituto. Alla mattina ero molto ansiosa prima di andare: quell’ambiente così grande, così nuovo e pieno di persone che chissà da dove venivano. Un mondo nuovo, tutto da scoprire. Quella mattina mi tremavano le mani e sudavo, nonostante facesse freddo. Continuavo a pensare alle peggiori cose dentro di me, ad esempio se delle persone mi avessero preso in giro, domandandosi chi fossi. Va be’, mi sono fatta coraggio e mi sono addentrata nella scuola.
Sinceramente non mi aspettavo che tutti fossero così accoglienti con me. Abbiamo assistito ad un’ora di filosofia, che fin da subito mi ha affascinato, così come la letteratura. Infatti tutti questi ragionamenti contorti, ma pieni di significato, mi fanno impazzire! Poi, abbiamo fatto un’ora di inglese e francese, che mi sono piaciute moltissimo, e, il solo vedere i ragazzi di seconda superiore, che parlavano l’inglese così velocemente e sicuri, mi entusiasmava un botto: anche io avrei voluto essere come loro. Ma per poterlo diventare, so che dovrò affrontare lunghe ore di studio intenso. In quella scuola c’erano due ricreazioni e i ragazzi potevano spostarsi e andare al bar, dove acquistavano pizza, gnocco e altri cibi squisiti, tutto in autonomia. Lì ho conosciuto alcune ragazze di seconda superiore, a cui mi sono molto affezionata. Quella mattinata è stata davvero particolare, ma devo dire che mi sono molto interessata alle materie e ho scelto di frequentare il corso C, cioè quello con tedesco, inglese e francese.
Consapevole di aver scelto una scuola difficile e impegnativa, mi sento però pronta ad affrontarla, perché so che, impegnandomi, riesco a mettere in atto le mie capacità. Io mi vedo una ragazza solare, divertente e scherzosa. Tengo molto agli amici e alla famiglia e voglio sempre mostrare il massimo di me agli altri, aiutando chi si trova in difficoltà, infatti quando non raggiungo ciò che mi ero prefissata, mi arrabbio con me stessa e mi sento in colpa. Sento però che i miei comportamenti sono in pieno cambiamento, ed essendo nel bel mezzo dell'adolescenza, non è facile tenere tutto sotto controllo: siamo in quell'età in cui non si è né bambini, né adulti, E solitamente si tende ad assumere un atteggiamento più grande...
L'importante è non disperarsi e affrontare anche i momenti difficili a testa alta, anche quando di voglia di andare avanti non se ne ha più. Eppure bisogna fare in modo che la voglia di andare avanti sia sempre di più di quella di cadere. Cambieranno tante cose, ma sono sicura che farò in modo che nessuna persona mi influenzi con comportamenti non appropriati e non corretti. Penso e spero, ma soprattutto mi impegnerò ad essere sempre e comunque me stessa, cercando di non cambiare per nessuno. A questo proposito confesso che è stato difficile non far dipendere la scelta della scuola dalle mie amiche, ma fortunatamente ci sono riuscita.
Sono consapevole che nel giro di pochi mesi molte cose cambieranno e devo dire che ho veramente molta paura di perdere le persone che amo... ma dovrò adattarmi. Mi viene ansia al solo pensiero che a settembre crescerò, che a settembre mi allontanerò sempre di più dalla mia famiglia e che starò sempre di meno a casa, ma di più con i miei amici. Mi viene male a pensare che dovrò prendere la corriera da sola, senza la mamma e il papà che mi accompagnano a scuola, Mi viene male a lasciare le medie di Cavezzo, dove, come dicevo prima, ho mille ricordi e mille persone che conosco. Mi mancherà tanto, ma questo è l'inizio di un nuovo capitolo, tutto da scoprire. Cerco sempre di prendere tutto con positività, ma a volte non è così facile come sembra. Molte persone escono dalla tua vita e altre restano, ma solamente quelle legate al tuo cuore con un filo invisibile rimangono per sempre.
Da grande vorrei fare l'insegnante di italiano alla scuola elementare, Amo passare tempo con i bimbi piccoli: sono così teneri! E amo guardare dal mio punto di vista come ragionano: con l'immaginazione alle stelle! E amo il loro mondo dei sogni e il loro modo di guardare le cose, punto. Appena vedo un bambino, inizio a dire: “Che carino”! Eccoli, me ne stanno passando ora davanti nel Learning Garden e sento le loro urla… mi sono girata, mentre la maggior parte dei miei compagni è ancora con la penna che scrive la pagina di diario. Adoro giocare con loro e farli divertire, ma anche proteggerli e insegnare loro ciò che è giusto e ciò che non lo è. Infatti, ogni volta che vado ai compleanni degli amici di mio fratello, che ha 10 anni, e vedo tutte le sorelline e i fratellini dei suoi amici, inizio a prenderli in braccio e a coccolarli. Appena mi vedono iniziano ad amarmi e ciò mi rende veramente soddisfatta e speciale... E loro sono veramente la mia gioia più grande, infatti amo quando mi tengono la manina per paura di perdersi o per sentire vicino il calore di una persona e non me la lasciano più. Mi danno immense soddisfazioni, quando mi dicono “ti voglio bene” o ti guardano sorridendo. Penso che per un bimbo piccolo il contatto fisico è molto importante, infatti la maggior parte delle volte e del tempo vogliono venire in braccio e io sono sempre lì a coccolarli fra le mie braccia. Ogni volta che le madri mi vedono con i loro figli in braccio mi dicono sempre: “Se vuoi, ti assumo come baby-sitter. Quando faccio le pulizie in casa, te lo porto!”. Questa cosa mi fa sorridere e mi rende veramente molto contenta. Quando ero piccola, ho da sempre giocato con le bambole e fingevo di essere una madre col 4 o 5 figli, che girava per la casa, truccata e con gli occhiali da sole. Devo dire che non ho mai avuto voglia di essere grande, ma volevo semplicemente simulare la vita da mamma o da insegnante. Questo è sempre stato un mio sogno e spero si possa avverare.
Ebbene sì questa sono io, nei miei difetti, nei miei pregi e nelle mie paure! Sono una che punta molto in alto, testarda, e allo stesso tempo una che non si abbatte davanti all'impossibile. Direttamente non mi accontento mai del poco, perché i miei obiettivi sono molto più alti. Non so cosa diventerò o cosa farò, ma so che mi spenderò per avverare i miei sogni. Ebbene sì, in questo periodo mi sto godendo gli ultimi mesi di medie, e mi sto preparando in vista dell'esame, Non vedo l'ora di affrontarlo, così posso gustarmi tre mesi estivi di tranquillità: saranno tre mesi di ambizione, sogni e progetti, ma penso che mi serviranno anche a riflettere e a chiarirmi le idee, In attesa del nuovo viaggio.
Grazie, caro diario, per l'ascolto! Sono pronta a crescere, sono pronta a diventare la Cecilia che verrà! Spero sempre con dei lineamenti di quella di ora. Ora scappo: sta per suonare!
Ciao!


"Radio Cavezzo", la radio che fa scuola presenta... la rubrica "Consigli di cuore"


Augurando a tutti un buon san Valentino, presentiamo oggi un assaggio dei lavori sull'affettività che le alunne e gli alunni di terza della scuola secondaria di primo grado hanno svolto nel primo quadrimestre nell'ora di religione.
L'amore non è un semplice sentimento romantico, ma coinvolge il cuore, la mente e la volontà, e si presenta in diverse sfumature tutte fondamentali per far funzionare bene una relazione. La philìa è l'amore di amicizia, l'èros è l'amore passionale, l'agàpe è l'amore di donazione: questi tre aspetti si intrecciano ogni istante nella nostra vita. Spetta a noi orientare i nostri desideri con queste tre dimensioni, per raggiungere ciò che è buono, vero e bello. Senza aver paura dei sacrifici e del dolore, la meta è quella felicità che si raggiunge quando si è disposti a de-centrarsi, a perdere il proprio punto di vista, per guadagnare il "noi".
I ragazzi di terza, partendo da brevi spunti narrativi, hanno sviluppato delle storie, dove mettere in luce questi aspetti, imparando a dare consigli su problematiche adolescenziali. Grazie alla collaborazione delle insegnanti di lettere e di musica, hanno poi realizzato delle registrazioni radio, simulando una rubrica di consigli di cuore.
A presto per le altre registrazioni audio.
Buona visione!