Ci sono storie che ti rimangono dentro e spingono per farti diventare grande. Ci sono vite che vengono respirate un giorno, non sai neanche perché, e si insinuano nel cuore e nella mente, per dare linfa alla tua vita. Sono quei racconti che da grande daranno alle tue radici il sapore di ricordi lontani, che ti hanno aiutato a superare le difficoltà e hanno dato un senso a quei periodi strani che costellano l'adolescenza, ancora più strani in questo periodo, dove le relazioni hanno subito un drastico sconvolgimento a causa della pandemia.
Vogliamo riportare questo tema scritto per il corso di educazione musicale della prof.ssa C. Piva, che sta affrontando coi suoi ragazzi la vita e l'opera del grande Beethoven. Proponiamo la lettura delle parole di Emma Carletti di 3^B, perché ci fanno bene, perché crediamo che a volte, proprio dalla meraviglia dei nostri ragazzi possiamo trovare un senso nel labirinto degli eventi e il miracolo di un sorriso che ci infonde speranza.
Buona lettura!
L’opera di Beethoven che riguarda il destino è la sinfonia nr. 5, scritta dal compositore nel periodo in cui si rendeva conto che avrebbe perso l’udito, un evento tragico per un musicista. In questa sinfonia ci sono alcuni dei pezzi musicali più famosi in assoluto, in particolare il famoso inizio che Beethoven definisce come il destino che bussa alla porta dell’uomo. Il destino bussa forte e l’uomo risponde debolmente, ma la vicenda di Beethoven stesso insegna che il destino può essere accolto, accettato e gestito. Al destino si può rispondere, non va subito passivamente. Questo non è sicuramente facile, vi sono difficoltà da superare.
Anche io come Beethoven penso che se ti si presenta una difficoltà, devi capire se c’è qualcosa che puoi fare per superarla e non arrenderti subito. A me però piace pensare che il destino possa offrire anche situazioni positive.
L’isolamento per Beethoven è stato causato dal suo diventare sordo, che lo ha portato ad isolarsi dagli altri. Beethoven ha reagito all’isolamento causato dalla sordità credendo nella sua capacità artistica e continuando a comporre.
Beethoven con il suo esempio ci spinge a reagire, come fanno i versi della poesia Invictus di William Ernest Henley:
...
Nella stretta morsa delle avversità
Non mi sono tirato indietro né ho gridato
…
Non mi importa quanto stretto sia il passaggio
…
Io sono il padrone del mio destino
Io sono il capitano della mia anima
Henley fu colpito da una grave malattia, ma non si diede per vinto e si impegnò per tutta la sua vita per raggiungere i suoi obiettivi. La sua poesia fu d’ispirazione per Nelson Mandela per resistere al carcere e diventare infine presidente del Sud Africa, colui che ha sconfitto l'Apartheid.
Esempio di resistenza a un destino difficile, in un momento storico drammatico, è il medico giapponese Takashi Nagai, che sopravvisse alla bomba nucleare di Nagasaki, anzi da questo triste evento riuscì a trovare un significato positivo. Lui in un suo libro ha scritto questa frase che mi ha colpito molto:
“Soltanto se uno ha sofferto e pianto può capire che cos’è la compassione e può confortare chi soffre. Se tu non hai mai pianto, non puoi asciugare le lacrime di un altro. E se non hai mai camminato nell’oscurità, non puoi aiutare chi si è perduto a ritrovare la strada. Se non hai mai guardato la morte in faccia, se non ti sei mai sentito annientato dal suo orrore, non puoi aiutare un altro a risorgere per gustare nuovamente la gioia di essere vivo”.
In questo periodo particolare a causa dell’epidemia di coronavirus noi tutti abbiamo dovuto superare certe difficoltà, come ad esempio l’isolamento. Siamo ancora costretti a stare in quarantena, chiusi in casa senza vedere mai nessuno a parte la nostra famiglia e questo soprattutto per noi adolescenti è una situazione molto difficile, perché non puoi vedere i tuoi amici, non puoi andare al parco o magari andare a prendere un gelato per distrarti dalla scuola e non puoi fare sport.
Io credo che questa situazione possa magari aiutare quelle famiglie che non hanno tanto tempo per stare assieme, i genitori e i figli possono conoscersi meglio, ma non solo: anche noi stessi possiamo conoscerci meglio. Sì, perché si ha più tempo per riflettere su ciò che è successo, si ha più tempo da dedicare a se stessi.
Penso che per evitare di sentirci tristi e isolati in questi tempi si possano fare delle videochiamate con gli amici o semplicemente delle chiamate o magari fare qualcosa che ti rende felice come: cucinare, leggere, cantare e disegnare.
L’Inno alla Gioia fa parte della sinfonia nr. 9, scritta nel 1824: in quest’opera Beethoven ci vuole comunicare che, per raggiungere la gioia, l’uomo si deve liberare da imperfezioni come: la ribellione, il rancore, la rabbia. Beethoven vede il raggiungimento della gioia come il liberarsi da cose negative, migliorando come esseri umani. Migliorando e con più gioia possiamo meglio avvicinarci agli altri.
Per me la gioia è passare del tempo con le persone a cui voglio bene, quindi la mia famiglia e i miei amici e anche ottenere qualcosa che desidero. Per raggiungere la gioia cerco di concentrarmi su quello che voglio ottenere e impegnarmi al massimo.
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