giovedì 28 gennaio 2021

Il coraggio di scegliere: il nuovo racconto a puntate sul cyberbullismo

Sara Caimi, la nostra amica scrittrice, continuerà ad accompagnarci nel secondo quadrimestre con un racconto a puntate sul cyberbullismo, che ha come protagonista un ragazzino che frequenta le scuole medie. Seguiremo le sue avventure in questo vero e proprio giallo, che ci aiuterà a riflettere sugli aspetti positivi e negativi del mondo dei social. "Il coraggio di scegliere" metterà davanti ai nostri occhi tanti indizi da decifrare per diventare adulti e responsabili. E tu... avrai il coraggio di fare la scelta giusta?


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CAP. 1 – BENVENUTI IN UN NUOVO MONDO

Sono sempre stato un ragazzino curioso e amante della buona scrittura. Da quando ho imparato a leggere, porto sempre un libro con me: è come se tenessi di continuo aperta la porta per evadere. Sto per andare alle medie e sono molto emozionato. Ho scelto l’istituto Galileo Galilei, perché dà ai propri studenti la possibilità di esprimersi e stampa su fogli di carta pregiata le loro parole.

Questa scuola è nella città vicina alla mia e sono praticamente l’unico ad andarci della mia vecchia classe. L’unico che ha deciso di seguirmi è Alberto, il mio grande amico di sempre. Sin dall’asilo le nostre insegnanti non potevano sopportarci insieme, facevamo troppo rumore. Troppe cose da raccontare e troppe cose da dirci. Il cuore andava svuotato… quasi alleggerito. L’allegria con lui si moltiplicava.

Tutto è pronto: lo zaino è fatto, l’astuccio è pieno ed ordinato e il quaderno delle ispirazioni c’è. È ora di rilassarmi e distendermi, andrà tutto bene. Sono le 6:30 e la sveglia suona: forse non ce n’era bisogno, perché non ho chiuso occhio tutta la notte.

Vedo il cancello e piano piano lo oltrepasso: quante emozioni! Mi tremano le gambe. Subito sento una simpatica pacca sul coppino e un «Ciao socio!». Il mio migliore amico c’è: è tutto pronto, finalmente si può iniziare.

Entrando in classe, mi sorprende il profumo del gesso e dei banchi puliti dalle bidelle. Presto saranno scritti e poi di nuovo cancellati, perché questa è una scuola che tiene all’ordine e alla pulizia. Vedo le ragazzine che si sono fatte carine per questo Primo Giorno. Boccoli, trecce e qualche leggero lucidalabbra. Ammiro il fatto che si siano alzate di buonora per sistemarsi: io ho preso semplicemente una maglietta con un paio di jeans e mi sono accompagnato i capelli spettinati dal sonno con le mani. Un profumo delizioso come una nota dolce nel background. È il mio preferito: sotto il profumo alla vaniglia della mia compagna di banco sento il profumo di carta nuova, di matite con la punta affusolata e perfetta, di quelle che ti fanno venire voglia di disegnare anche se non ne sei capace.

Un gruppo di ragazzi in fondo alla classe attira la mia attenzione. Che fortuna che hanno, possiedono le scarpe che da tre mesi chiedo ai miei. Se le avessi avute anch’io al mare, mi sarei trovato la fidanzata e oggi sarei riuscito a scrivere di nuove emozioni.

Mi siedo, non smettendo di pensare che vorrei assomigliare a loro, quando Alberto entra urlando: «Amicooo, ti ho trovato finalmente!!! Questa scuola è un labirinto, mi serve il filo di Arianna!!!». La mia compagna di banco si alza disgustata e lui noncurante prende il suo posto. Alberto è rimasto bambino, mentre il mondo intorno a lui sta cambiando velocemente: in quel momento mi sono accorto che il mio compagno di giochi di quando ero bambino sta iniziando a mettermi a disagio. La classe inizia a ridere di lui, mentre continua a raccontarmi del pomeriggio precedente. Sono combattuto, non voglio venir deriso dal mio possibile pubblico… voglio essere preso sul serio.

Il secondo giorno vado a scuola prima del solito: devo consegnare la domanda di partecipazione al giornale ufficiale della scuola. Fuori dall'ufficio del preside trovo una faccia nota, è Beatrice, la ragazza che siede due file davanti a me. Lei è la ragazza ideale: nonostante sia al primo banco, i ragazzi fanno a gara per sedersi accanto a lei. Penso sia la ragazza perfetta per me: è studiosa, responsabile ed ha una faccia angelica. Mentre sono perso con lo sguardo a pensare a queste cose, mi rendo conto che i suoi grandi occhioni azzurri sono fissi su di me.

Appena si accorge che il suo sguardo è ricambiato, mi chiede: «Anche tu sei qui per la redazione?» Sorpreso dal fatto che una come lei mi rivolga la parola, le rispondo: «Sì». Lei continua ad osservarmi con quegli occhioni e sembra che mi stia scannerizzando, mi sta studiando. Quando il suo sguardo torna dalle mie mani ai miei occhi, li chiudo: mi sento messo alle strette e percepisco la mia anima priva di veli davanti al blu oltremare. A quel punto entusiasta mi dice: «Sei un personaggio interessante, vorrei proprio collaborare con te». Il mio sorriso timido cerca di tamponare le gote rosse, mi guardo le scarpe nella speranza che il ciuffo nasconda la sensibilità di un ragazzino introverso.

Il preside, aperta la porta, invita Beatrice ad accomodarsi. Io faccio un respiro profondo: quella ragazza mi fa sentire profondamente a disagio. Quando è arrivato il mio turno per il colloquio, il preside mi chiede di lasciargli dei miei scritti. Contento appoggio sul banco il racconto di quest'estate al mare con Alberto. Per un attimo ho viaggiato nei miei ricordi… «Quali sono i tuoi autori preferiti?». La domanda mi risveglia: sono pronto ad aprire il mio mondo a quell'insegnante non molto alto, ornato del bianco della saggezza. Aggiustandomi la maglietta, inizio: «Agatha Christie, amo le sue trame ben costruite. Ognuno dei personaggi dei suoi gialli sembra coinvolto, non saprei mai dire chi sia stato, fino a che Poirot non lo afferma».

I suoi occhi sorridono: che abbia letto anche lui nei miei occhi la mia passione genuina? Con fare benevolo mi dice: «Finalmente qualcuno di appassionato ai gialli: spero che farai parte del nostro team. Ho anche molti libri da consigliarti». Trattengo la gioia fino a quando non esco, apparentemente ce l'ho fatta: ora manca l'ok della mia insegnante di italiano.

Mentre mi dirigo verso la classe, incontro Martina, una ragazza carina, ma abbastanza pettegola. È la vicina di casa di Alberto, ci vediamo spesso. Con fare da cornacchia inizia a dirmi: «Se posso darti un consiglio per sopravvivere a questo nuovo mondo, partirei con l'intimarti di staccarti da Alberto. La sua reputazione porterà giù anche la tua. Per salvare la mia sono disposta a raccontare a tutti di tutte le volte che andrai a casa sua da oggi in poi».

Le sorrido debolmente e scappo in classe. Vedo Alberto che mi sorride mentre aspetta che io mi accomodi vicino a lui: avrà sicuramente qualcosa da raccontarmi. All'improvviso il mio cellulare vibra, mi è arrivato un messaggio: «Numero sconosciuto: FA’ COME TI HA DETTO».

Faccio finta di nulla, mi siedo vicino al mio amico. La classe inizia a darsi gomitate complici, mentre mi indicano con un cenno del capo. Mi sento a disagio, ma mi concentro sul racconto di Alberto.

Mentre esco da scuola, sento tutti gli occhi addosso: non mi siederò vicino a lui di nuovo. A malincuore mi avvio verso casa, a piedi. Inizia il weekend, lunedì sarà l'inizio di una nuova battaglia. Rimando il pensiero.




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